Passione. È la parola che esprime al meglio il clima che permea le stanze dello Studio 1501: i gesti e le parole dell’architetto Giampaolo Maschi altro non fanno che trasmetterne il totale attaccamento e dedizione all’architettura, e alla cultura del proprio lavoro. A fondamento vi è una continua se non addirittura febbrile ricerca che viene quotidianamente condotta attraverso la lettura e, soprattutto, il disegno. “Per l’Architettura ci si deve annullare”, commenta Maschi, in modo tale che dalla matita possa fuoriuscire il pensiero. E in effetti la presenza dominante all’interno della sala riunioni in cui ci troviamo è data proprio dalle numerose rappresentazioni a mano che scandiscono le pareti in un chiaroscuro di schizzi e viste prospettiche: si ha l’impressione di trovarsi in un altro tempo, al cospetto di quell’Architettura ormai quasi dimenticata e dai più rimpianta. I Grandi Maestri, da Loos a Le Corbusier, fanno capolino tra le parole dell’architetto, talvolta come citazioni, più spesso come rimandi a un pensare architettura che sia anche filosofia, cultura e amore per la rappresentazione. Una tendenza decisamente aliena dalla quotidiana, e più che mai svilente, prassi odierna.[...] La mole degli schizzi e dei taccuini, le lezioni in Università, il ricordo del Maestro Aldo Rossi e le collaborazioni con Carlo Aymonino e Gino Malacarne sono alcuni degli episodi che fanno parte del bagaglio culturale e professionale dell’architetto. [...] Le case mono e bifamiliari o piccoli complessi abitativi ricercano temi architettonici ricorrenti: le piccole corti come spazi interclusi, i volumi estrusi e in aggetto, la contrapposizione tra superfici massive e zoccolature lapidee. Temi e figure ricorrenti, attorno alle quali lo studio ricerca una personale declinazione [...] in modo particolare per quei progetti che sono legati alla qualità urbana dei luoghi in cui si inseriscono. A questo proposito basti citare la Riqualificazione di Piazza Vittorio Veneto a Caldiero, opera selezionata dal Premio Piccinato 2008 che prevede la trasformazione dell’attuale parcheggio in piazza-giardino: la volontà è quella di offrire alla collettività la capacità di riconoscere il potenziale scenico di luoghi spesso trascurati se non addirittura abbandonati a sé stessi, e di restituire la fruizione ad una dimensione d’uso che preveda anche l’aspetto contemplativo, oltre che meramente funzionale. Un progetto decisamente ambizioso, poiché educare allo spazio collettivo va ben oltre la semplice trasformazione di luoghi